La conoscenza del manufatto, di fatto limitata dall’impossibilita’ di una campagna di rilievi e di sondaggi, amplia e rende meno definiti i margini di un’analisi sull’ intervento di restauro e risanamento conservativo dello stesso, nelle strutture principali e nell’apparato pittorico e decorativo. Infatti come definito dagli artt. 4.1.3 e seg. della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri per la “Valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle norme tecniche per le costruzioni” (DPCM 12.10.07) un piano programmatico di recupero del complesso architettonico (CA), e degli corpi di fabbrica costituenti (CF) e’ subordinato a un attento rilievo geometrico, a un’indagine materica-costruttiva, all’analisi dello stato dei luoghi e confronto con le varie fasi evolutive che hanno investito il complesso e le pertinenze adiacenti (rocca e parco circostante, corso d’acqua e piantumazioni..).
Tuttavia il recupero dell’immobile, dato l’indiscusso valore architettonico e di memoria storica e collettiva del veronese, deve salvaguardare l’unitarieta’ e la specificita’ di ogni corpo di fabbrica costituente la Rocca, ovvero l’intervento deve rispettare il carattere morfologico, distributivo, spaziale, materico e cromatico originario (o consolidato nel tempo).
I principi generali sono del ‘minimo intervento’, un insieme di operazioni non invasive, volte alla conservazione della Rocca,restauri puntuali, leggibili e riconoscibili nel contesto. Si devono limitare al più possibile integrazioni e sostituzioni e optare per una compatibilità chimico-fisica dei diversi trattamenti di pulitura e di consolidamento.
Per le integrazioni e le lacune, laddove puntuali, devono essere trattate come elementi di ricucitura dell’immagine complessiva, e, di conseguenza, sarebbe preferibile optare per metodologie e materiali, che possano evidenziare in modo discreto la parte integrata da quelle originali. Si predilige l’utilizzo di tecniche e materiali tradizionali.
Si prevede lo smontaggio di tutte le strutture pericolanti nei fabbricati della rocca, eccetto quelle della residenza signorile. Per le nuove coperture e’ necessario rispettare le quote altimetriche originarie. Nel caso in cui la struttura sia sostanzialmente intatta e che la sconnessione del manto superiore consista solo nello scivolamento delle tegole interne e cadute di quelle perimetrali, l’intervento puo’ essere puntuale e mirato. Si prevede l’introduzione di un pacchetto sandwich, che permetta l’impermeabilizzazione e l’isolamento termico della copertura.
E’ necessaria una revisione globale del sistema di convogliamento e scarico delle acque piovane, in base alle attuali esigenze, cercando di conservare la logica impiantistica originaria. E’ possibile usufruire delle colonne di scarico presenti, realizzando una camicia interna con resine termoindurenti, mentre nel caso risultino irrimediabilmente compromesse, provvedere alla sostituzione con tubazioni congrue.
Si prevede la demolizione della pensilina a copertura della scala posticcia sul prospetto meridionale interno e nella parte occidentale.
Previe analisi saggiste e diagnostiche non invasive e apposite prove di carico per valutare la consistenza del materiale e la portata, si predilige il recupero totale o parziale degli elementi costituenti l’orditura primaria e secondaria degli impalcati o l’inserimento di profili per aumentare la sezione resistente. Inoltre e’ necessario creare un collegamento tramite connettori tra l’impalcato e la muratura.
Nel caso non sia possibile il recupero degli impalcati esistenti si prevede la riproposizione di un solaio che sia del tutto coerente con la struttura originale, in modo che siano preservate la originaria spazialita’ del locale e la stessa valenza cromatica. Si predilige, in ogni caso, il reimpiego dei materiali rinvenuti non deteriorati e ragionevolmente utilizzabili, in rapporto alla nuova destinazione d’uso dei vani.
L’ eventuale sostituzione di tutti i legni di prima e seconda orditura deve essere effettuata con travi in legno della stessa essenza, di nuova fornitura e di adeguata sezione, sottoposte ad adeguato trattamento protettivo, con prodotti a base d’acqua. Le testate in alloggio nelle murature devono essere adeguatamente protette (es. con cuffie di sughero e poste su dormiente in legno di quercia). L’intervento di consolidamento dei solai deve essere volto al miglioramento sismico, secondo la normativa vigente.
Previ studi preliminari sulle caratteristiche delle murature (del tipo di apparecchiatura, origine delle pietre e degli inerti) analisi e interpretazione del quadro fessurativo, l’intervento sulla cortina muraria prevede un risarcimento delle lesioni con la tecnica del cuci e scuci e un eventuale collegamento con i solai (ad es.mediante posizionamento di angolari in ferro inghisati con barre filettate al paramento murario esterno).
Si prevede che la ricucitura sia realizzata con laterizi, pietre di recupero e malte a base di calce idraulica e inerti, la cui composizione e cromia dipendono da quella rilevata nelle connessioni esistenti contigue. In corrispondenza delle aperture bisogna analizzare lo stato degli architravi e provvedere a sostituirli nel caso non siano strutturalmente efficienti.I muri con problemi di umidità di risalita possono essere trattati con intonaci deumidificanti macroporosi a base di calce e trattamenti antisalini, previa bonifica della struttura e realizzazione vespaio areato.
E’ necessaria una bonifica delle cortine murarie esterne e interne dalla microflora e dalle vegetazioni infestanti.
Le volte in carmocanna, presenti nella residenza signorile della Rocca sono delle strutture fortemente degradabili per fattori congeniti dei materiali costituenti (canne, gesso, legno e collegamenti metallici, sono tutti elementi fortemente deteriorabili), per gli sbalzi termici e l’infiltrazione di acqua piovana.E’ importante controllare l’efficacia delle chiodature e le connessioni tra carmocanna e travicelli e tra stuoiato e intonaco. L’intervento di recupero prevede un intervento estradossale, mediante l’applicazione di fasciature di materiali compositi (FRP), e più specificatamente in fibra di vetro monodirezioneale e resina epossidica, applicate a fasce sull’intera superficie della volta e risvoltate superficie delle centine. L'intervento e' volto al ripristino della connessione tra l’incannucciato e struttura lignea portante, aumentandone le prestazioni tecniche di quest'ultima. Il consolidamento con FRP comporta alla struttura voltata un sovraccarico di circa 4-10 daN/mq, trascurabili ed, ogni in caso, minori rispetto ad altre tipologie di intervento di restauro in uso (cappe in juta e gesso).
Dai risultati ottenuti dalle analisi stratigrafiche e micro-stratigrafiche su sezione lucida, che permettono la conoscenza dell’eventuale successione dei livelli di coloritura e’ possibile definire con la maggiore esattezza possibile l’intonaco originario e, in fase progettuale, optare per una scelta cromatica affine. A seconda dei casi sara’ necessario, oltre al descialbo, interventi di consolidamento, pulitura meccanica ed estrazione dei sali solubil o ad impacco, e stuccatura degli intonaci con la stessa composizione dell’intonaco originale.
Previo risanamento dall’umidità da risalita e stabilizzazione del sottofondo, sarebbe auspicabile recuperare tutti i pavimenti originari di rilevanza, come ad esempio il pavimento in cotto dell’ala dei “lavorenti” e le pianelle di argilla compressa nei vani al piano terra della residenza signorile. Le tavelle in laterizio devono essere ricollocate secondo la disposizione originaria, con risarcimento delle lacune derivate da degrado meccanico. In seguito sara’ effettuato un trattamento idro-repellente e oleo-repellente e una ceratura.
Il recupero di elementi metallici, importanti testimonianze dell’artigianato locale, come ad esempio la ringhiera in ferro battuto nella residenza dei “lavorenti”, le grate esterne e ogni elemento dei serramenti, si suddividera’ in tre fasi:pulitura, stabilizzazione, protezione finale. La pulitura consiste nella rimozione della polvere,di tutti gli elementi in fase di distacco e delle efflorescenze, desalinizzazione, eliminazione di vecchi protettivi e prodotti di corrosione. La stabilizzazione consiste nel rinforzo strutturale, bagni di inibizione, conversione degli strati di ossido. Infine la protezione prevede la stesura di due mani di convertitore, previa bagnatura delle superfici con acqua demineralizzata e/o alcol, e stesura di un protettivo adeguato (o acrilico o cera). Da evitare vernici (ferromicacee, allo zinco, etc.) che possano modificare il colore superficiale e che risultino irreversibili con mezzi non meccanici, come i solventi organici.
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